é la prima cosa che impari lavorando come fotografo in teatro. Sei non sei d’accordo con me, probabilmente non sei un fotografo teatrale, ma solo un fotografo che ha preso (*francesismo voluto) delle fotografie di teatro.
Invece L’attesa é quel lasso di tempo che ti divide dalla contemplazione di ció che hai vissuto e le aspettative verso il presente in cui pensi di essere ( *presente in senso Fisico, non è altro che uno snodo del nostro movimento dal passato al futuro… trovo che la traduzione comica di mel brooks in space balls del concetto di now sia abbastanza chiarificante). [ogni volta che troverete un * tra parentesi o meno non è altro che la trascrizione del mio anacleto interiore, che non è un lui ne una lei ma semplicemente la raffigurazione della mia voce interiore]
L’Attendere vissuto come aspettare, diventa un paradosso , dove passato e futuro tenderanno a sfumare gradualmente fino alla perdita del loro contorno.
L’attesa è di grande conforto, (*se sei una freccia), e sento di dovermi scusare con Lei per tutte le volte che l’ho colpevolizzata, confondendola con l’aspettare o sminuita per fini sociali. Scrivendo questa pagina mi rendo conto che spesso ho usato l’una al posto dell’altra, ed ora capisco quanto incida la lingua e le parole sullo stato d’animo (*ti senti come una palombellarossa). Non so se ho mai aspettato in vita mia. L’attesa invece é per me come una lente, o lentezza se mi permettete un Calvinismo(*italo), intesa come ingrandimento del tempo ma non dilatazione tra passato e futuro ma piuttosto una condizione in cui ci é concesso di osservare il “presente” da più angolazioni. Avvicinarsi, guardare di sbieco, ritornare su un dettaglio. Come spettri… e qui mi fermo! Altrimenti mi toccherebbe dilungarmi sul concetto di spectrum, teatr… invece avrei voluto parlare dell’attesa che mi separa dal prossimo viaggio fuori da questa casa. Scusate ho divagato come d’abitudine.
Appunti disordinati di Viaggio 