mentre maledico la mia scelta di usare la fotografia per lavorare in teatro, in una fredda notte nella periferia di Paris, succede l’inaspettato. Al solito.
Qualcosa mi fa capire che in un modo o in un’altro io sono rapito, vorace ed innamorato e che ahimé con la fotografia questo stato è perpetuo.
E cosi, pur sapendo che 700 immagini da scremare mi aspettano su tre atti, trovo il tempo di regalarmi questo incanto.